Una Venezia crepuscolare e contemporaneamente assolata, sfuggente eppure incorniciata in una bellezza altera e senza tempo fa da sfondo a questo film di Maurizio Lucidi, uscito nelle sale nel 1971 con un discreto riscontro di pubblico e di critica.
Un giallo/thriller ben congegnato, con lo sfondo della città lagunare a impreziosire una trama che ricorda Hitchcock al quale Lucidi rende doveroso tributo con un film equilibrato e senza sbavature, forse leggermente sotto tono come ritmo ma agevolato dalla presenza di due grandi attori come Thomas Milian e lo sfortunato Pierre Clementi.
Venezia era, agli inizi degli anni settanta, una delle location preferite dai registi: basti pensare allo splendido A Venezia un dicembre rosso shocking di Roeg o al malinconico e romantico Anonimo veneziano.
Una città misteriosa e pigramente sonnecchiante sulle maestosità delle sue opere naturali o umane, come il Canal Grande o Rialto, piazza San Marco o la Giudecca, un dedalo di calli che sopratutto di sera accendono la fantasia del turista o del semplice spettatore che sia cinematografico o televisivo.
In questo caso la città veneta fa da sfondo ad una storia drammatica, fortemente connotata di giallo, che racconta la storia personale di Stefano Augenti, un giovane pubblicitario sudamericano che ha sposato Silvia Monti, una donna dalla quale ormai è diviso da rancori, della quale non è più innamorato.
Stefano ha un’altra donna,la splendida modella Fabiane e con lei vorrebbe ricominciare una nuova vita.
Ma l’uomo è socio di minoranza della moglie, che non ha alcuna intenzione di vendere la società.
a Venezia viene avvicinato da un nobile, il conte Matteo Tiepolo, con il quale stringe amicizia e che poco dopo gli propone un patto scellerato:lui ucciderà Silvia in cambio del favore di uccidere il fratello di Matteo.
Stefano, convinto che Matteo stia scherzando, rifiuta lo scambio di “favori” e tenta ancora una volta di convincere Silvia a firmare la cessione della società.
La donna oppone, ancora una volta, un netto rifiuto e a Stefano non resta altro da fare che falsificare la firma della moglie sull’atto di vendita.
Ma Silvia una sera riceve un omaggio floreale al quale è allegata una lettera, firmata da Matteo, nella quale viene informata della faccenda.
Dopo una lite tremenda, Stefano decide di trovare l’ormai ex amico per fargliela pagare; non lo trova mentre invece incontra Christine, una ragazza che gli chiede un passaggio all’aeroporto. Poichè la donna finisce per perdere l’aereo, Stefano la porta nella sua villa fuori Venezia e ci passa assieme la notte.
L’indomani Stefano chiama la moglie ma a rispondergli è un commissario di polizia, che lo informa del decesso di Silvia: è stata assassinata.
A casa della donna mancano oggetti preziosi e soldi, ma il commissario nutre comunque dei sospetti.
Stefano prova a presentare il suo alibi, Christine, che però è misteriosamente scomparsa.
Gli eventi precipitano: Stefano è gravemente indiziato e sa che l’unico che può aiutarlo è Matteo, che ha sicuramente commesso l’omicidio.
Ma come evitare di diventare suo complice?
Finale ovviamente celato per non togliere allo spettatore il gusto di vedere un prodotto con molti punti di forza e qualche peccato veniale.
Tra le cose migliori l’ottima prova fornita da Milian (Stefano) e da Pierre Clementi (il conte Matteo), la colonna sonora firmata da Bacalov e dai New Trolls (splendida), la trama mai banale e sufficientemente credibile.Forse l’unico neo è rappresentato dai ritmi blandi, ma va detto che La vittima designata è più che altro un giallo psicologico, che preferisce puntare sull’ambiente e sul mistero piuttosto che sugli effetti cruenti.
Brave anche le due interpreti femminili del film, Katia Christine (Fabiane) e Marisa Bartoli (Silvia); due parole vanno spese sullo sfortunato Pierre Clementi, l’attore parigino che negli anni sessanta si era messo in mostra in film importanti come Il gattopardo e Bella di giorno e la Via lattea di Bunuel e che proprio nel 1970 era stato presente in diverse ottime produzioni italiane come Il conformista di Bertolucci o lo splendido I cannibali della Cavani.
L’attore, che sarebbe morto poi nella sua Parigi nel 1999 a soli 57 anni, interpreta l’aristocratico conte Matteo con un’abilità eccezionale, frutto di capacità recitative superiori alla norma.
In ultimo la reperibilità del film; La vittima designata è presente in diverse versioni in rete, però bisogna faticare per trovarne una in italiano. E’ passato, anche se raramente, su tv locali e sui principali network.
La vittima designata
Un film di Maurizio Lucidi. Con Katia Christine, Tomas Milian, Pierre Clémenti, Ottavio Alessi, Enzo Tarascio, Marisa Bartoli, Luigi Casellato, Bruno Boschetti, Carla Mancini, Giuseppe Alotta Giallo, durata 93 min. – Italia 1971.
Tomas Milian: Stefano Augenti
Pierre Clementi: Matteo “Conte” Tiepolo
Katia Christine: Fabiàne Berangier
Luigi Casellato: Commissario Finzi
Marisa Bartoli: Sivia Monti Augenti
Alessandra Cardini: Christine Muller
Ottavio Alessi: Balsamo, amico di Stefano
Regia Maurizio Lucidi
Soggetto Augusto Caminito, Aldo Lado, Maurizio Lucidi, Antonio Troisio
Sceneggiatura Fulvio Gicca
Produttore Vico Pavoni per la P.C.E.
Fotografia Aldo Tonti
Montaggio Alessandro Lucidi
Musiche Luis Enriquez Bacalov, eseguita dai New Trolls; il brano Shadow my in the dark è cantato da Tomas Milian
Scenografia Enrico Sabbatini
L’opinione del sito www.ilmiovizioèunastanzachiusa.wordpress.com
(…)Raffinato, romantico, elegante, crepuscolare, decadente… Siamo di fronte ad un bellissimo thriller che si avvale di una sceneggiatura perfetta e delle superbe prove di Tomas Milian (che qui si doppia da solo) e Pierre Clementi, entrambi belli e dannatamente bravi, sullo sfondo di una Venezia mai così ambigua, magica e nel contempo affascinante quanto loro. Naturalmente allo spettatore colto non sfugge il più che evidente rimando al plot del bellissimo “Delitto per delitto” di Alfred Hitchcock ma la rilettura fatta dal regista Maurizio Lucidi (qui molto bravo e misurato) non si riduce ad una banale scopiazzatura, anzi: è vero che lo spunto iniziale è identico e che la storia ricalca, fatte le dovute proporzioni, le stesse azioni di Farley Granger e Robert Walker ma l’ambientazione veneziana è veramente qualcosa di sublime e rende la pellicola estremamente originale. Non credo sia un caso che altri registi dopo abbiano avuto l’idea di usare la crepuscolare cornice lagunare per ambientarvi i loro thriller (penso ad Aldo Lado, Nicholas Roeg e Antonio Bido)…(…)
L’opinione di Undying dal sito http://www.davinotti.com
Tomas Milian (pre-Monnezza) è in grado di infondere credibilità (e malinconia) al personaggio grazie anche alla possibilità di doppiarsi da solo. L’attore cubano, qua canta anche la canzone – sui titoli di coda – “My Shadow in the Dark”, composta da un ritmo decadente e “crepuscolare”, perfettamente in sintonia con i personaggi, tra i quali spicca – non va dimenticato – lo sfortunato Pierre Clementi nei panni del Conte Tiepolo. Una perla della cinematografia italiana, in grado di fare rimpiangere il fatto che Maurizio Lucidi abbia poi abbandonato il genere.
L’opinione del sito http://www.nuovocinemalocatelli.com
(…) Lo adoro, semplicemente. Lo vidi la prima volta quando uscì, inizio Settanta. Poi l’ho perso di vista per decenni soffrendone la mancanza e l’ho ritrovato in dvd solo pochi anni fa. Non se lo ricorda più nessuno, salvo qualche sito di cinefili estremi e invasati, ma in fondo neanche quelli, perché La vittima designata è troppo maledettamente ben costruito, troppo poco sgangherato per essere davvero amato dagli amanti dei B-movies. Nemmeno Marco Giusti lo cita nel suo ormai classico StraCult, lacuna piuttosto strana per uno che ha catalogato con ossessiva minuziosità i film di genere italiani.
Facciamo un salto agli Early Seventies, alla stagione degli Italian Gialli, come li hanno poi battezzati negli Usa i thriller all’italiani proliferati in decine, centinaia di esemplari sulla scia del successo di Dario Argento. La vittima designata di Maurizio Lucidi, uno che né prima né dopo ha girato alcunché di memorabile, e che qui ha trovato il film della sua vita (e un po’ anche della mia), nasce in quel clima, e a quel filone oggi viene ascritto. Erroneamente, perché il film di Lucidi con Argento e epigoni vari c’entra poco. Semmai ha Hitchcock come riferimento, di cui copia spudoratamente, ma molto bene, Delitto per delitto (o L’altro uomo).(…)
L’opinione di Thegaunt,dal sito http://www.filmscoop.it
Molto più vicino all’atmosfera noir che al giallo all’italiana il film di Lucidi possiede come elemento positivo principale la caratterizzazione dei personaggi, specialmente quello di Milian cosi ipocritamente borghese da negare fino all’ultimo la vera essenza dei suoi desideri. Speculare in questo senso è il suo avversario Conte Tiepolo, interpretato dal mefistofelico clementi. Come evidenziato dai dialoghi quest’ultimo personaggio dalle caratteristiche cosi romantiche e decadenti non è altro che la proiezione inconscia del protagonista. Non presenta delle soluzioni registiche di particolare originalità, ma l’intreccio è ben congegnato anche se intuibile nel suo finale, ma come ripeto i personaggi sono ben tratteggiati e vale la pena di dare un’occhiata.
Le foto che seguono sono tratte dal sito http://www.dbcult.com, che ringrazio come al solito
